La storia di Anna

Ciao sono una ragazza di 24 anni che qualche anno fa è stata una paziente del dottor Negrini e dell’Istituto Don Gnocchi di Milano.
Tutto iniziò quando avevo 12 anni, mi ammalai di polmonite e in quell’occasione la pediatra si accorse che la mia schiena aveva qualcosa che non andava: avevo una scoliosi dorso-lombare di 53 gradi e un gibbo di 1,5 cm.
Iniziò il giro degli specialisti, la prima fisiatra misurò la curva come 45 gradi e decise per un corsetto, dicendomi subito che il busto sarebbe servito solo a bloccare l’evoluzione della curva, quindi sarei rimasta storta, l’intervento non lo nominò nemmeno.
Poi sentimmo un secondo ortopedico che invece catalogò la mia schiena come chirurgica e mi consigliò di farmi operare e di scegliere un marito con la schiena bella dritta.
Poi, dato che mia madre era a dir poco terrorizzata all’idea dell’intervento, andammo dal dottor Negrini che ci prospettò la terapia con il gesso.
All’inizio non ne volevo neanche sentir parlare di mettere il gesso, piansi un fiume di lacrime, ma poi mi sono convinta che non c’era altra strada.
A maggio del 2002 rimasi ricoverata per due settimane al Don Gnocchi e poi mi confezionarono il gesso. Da 53 gradi ero arrivata a 11, mia mamma quasi non ci credeva. Feci altri due ricoveri e portai il gesso per un anno. Poi passai al corsetto lionese da indossare 23 ore su 24, lo mettevo ad andare a scuola, in gita, al mare, sono andata con il corsetto perfino in campeggio con gli scout. Non è sempre stato facile, tante volte mi sono sentita a disagio, tenerlo a scuola è stata la cosa più complicata.
A 16 anni ho iniziato a portarlo solo di notte e a 17 anni l’ho abbandonato: ho fatto le lastre e avevo 43 gradi di scoliosi, i fianchi non sono perfetti, il gibbo è 0,5 cm.
Però in quel periodo sono iniziati altri problemi perché ho iniziato a soffrire di bulimia, ero ossessionata dal cibo e dal mio corpo. Mi vedevo storta ed effettivamente lo ero, però ho affrontato questa malattia con la stessa determinazione con cui ho portato il corsetto. La mia psichiatra ha sempre sostenuto che il corsetto non aveva inciso più di tanto e io le cedo, anzi forse la scoliosi mi ha insegnato ad essere più determinata, più forte.
Infatti le cose sono migliorate, dopo il diploma al liceo scientifico decisi di tentare il test di medicina, lo passai e ora sto per iniziare il sesto anno a Bologna. Certo ci sono ancora gli alti e i bassi, ma la scoliosi (e la psicoterapia) mi hanno insegnato che ho le risorse per poter superare le difficoltà.
Quando ho fatto l’esame di ortopedia il professor Marcacci mi ha chiesto proprio la scoliosi, (logicamente ho preso 30) e quando lui mi ha corretto dicendomi che il gesso non si usa più da tanti anni è rimasto sorpreso nel sentire che io lo avevo portato, lui mi ha consigliato di valutare l’operazione. Dato che ho fatto il tirocinio all’ospedale Rizzoli di Bologna ho assistito anche ad una di queste operazioni e, dopo aver visto, ho deciso che non mi faccio operare, per adesso.
All’ultimo controllo radiografico la curva era di 38 gradi, io cerco di mantenere la muscolatura tonica e di fare sempre un po’ di movimento, l’anno prossimo rifarò le lastre e vedremo se la situazione sarà peggiorata. Alla fine ho imparato ad accettare la mia curva, vestita non si nota più di tanto, in costume la curva invece è bella visibile, ma io al mare ci vado lo stesso.
un saluto a tutti e un grazie al dottor Negrini per avermi fatto prendere la strada giusta.
Anna