Quando il mal di schiena è… spaziale!

Quando il mal di schiena è… spaziale!

Cosa hanno in comune gli astronauti e l’80% della popolazione mondiale? Un mal di schiena… spaziale.

Stiamo parlando di quel dolore che colpisce, soprattutto fra i 40 e i 50 anni, la colonna fra il margine costale e la linea glutea inferiore. Il mal di schiena è difatti una patologia che continua ad essere fra le più diffuse secondo i dati del Global Burden Disease Study (2017): lo studio ha messo a confronto sia le principali cause di disabilità globali nel tempo sia i dati del 1990 e del 2017. 

Il risultato? La lombalgia mantiene il podio delle cause di disabilità, con particolare riferimento ai paesi ad alto indice socio-demografico (dato che identifica dove il paese si colloca a livello di sviluppo per scolarizzazione, reddito e tasso di nascite). 

Di conseguenza non c’è stato nel tempo un miglioramento della capacità di gestione di tale problematica. La maggior parte dei casi rappresenta ancora una sfida in termini di gestione terapeutica poiché non se ne conosce la causa specifica (George E. Ehrlich , Bulletin of the World Health Organization 2003;81:671-676). 

Torniamo ai nostri cosmonauti. Perché galleggiare nello spazio può essere incredibile ma purtroppo al ritorno la metà degli astronauti lamenta mal di schiena. Proprio come buona parte del resto della popolazione che resta coi piedi per terra.
L’esposizione prolungata alla microgravità fa sì che i muscoli attorno alla colonna si distendano e risultino meno “allenati” perché non usati. Per dirla come Luca Pamisano, uno dei più famosi astronauti italiani, “la colonna vertebrale in orbita sembra allungarsi”. 

In un recente studio (Jeannie F. Bailey et al 2018) i ricercatori hanno valutato alcuni paramentri anatomici e funzionali della colonna vertebrale di alcuni astronauti della NASA prima  e dopo 6 mesi passati in orbita a bordo della Stazione Spaziale Internazionale e hanno scoperto che l'esposizione prolungata alla mancanza di gravità indebolisce i muscoli che sostengono la schiena degli astronauti.
“Si è visto che l’atrofia dei muscoli della colonna piuttosto che la protrusione del disco intervertebrale – spiega la dott.ssa Francesca Di Felice, fisiatra specialista di Isico – è fortemente associata con la riduzione della lordosi (curva anteriore della colonna che permette una migliore distribuzione del carico agli arti inferiori) e con l’aumento della rigidità della colonna e del suo indebolimento. Questa riduzione di forza muscolare aumenta il mal di schiena negli astronauti una volta tornati a Terra. E’ facile dedurre le implicazioni che questi risultati hanno anche per le schiene decondizionate dei soggetti sedentari che vivono sulla Terra in gravità: quello che avverrebbe per i più pigri e indolenti all’attività fisica sarebbe sovrapponibile alle alterazioni anatomiche e funzionali registrate per gli astronauti vissuti in ambiente microgravitario ”.

 

D’altra parte alcuni ricercatori (Coenen P. et al, 2014) hanno analizzato e correlato gli stress meccanici cui erano sottoposti 1131 lavoratori nell’arco di 3 anni con l’insorgenza di mal di schiena: “Hanno ipotizzato una relazione quantitativa tra intensità, frequenza e durata dei carichi e incidenza del mal di schiena” – spiega la dott.ssa Di Felice.

Come dire che chi affatica di più la schiena per un lungo periodo e con pesi notevoli avrebbe maggiore probabilità di soffrire di lombalgia.

Il mal di schiena, dunque, sembra descrivere un andamento a “U” in relazione al decondizionamento fisico e al sovraccarico funzionale: a questi due estremi (troppo poco carico o troppo carico) l’incidenza di lombalgia sale.

Occorre quindi trovare un equilibrio fra il non uso o l’eccessivo uso della nostra schiena, evitando un eccessivo carico di peso, in primis attraverso una sana e regolare attività fisica.

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