Il massaggio cervicale

Lo stato attuale delle conoscenze non sembra individuare nelle tecniche classiche di massaggio un approccio terapeutico efficace, così come sottolinea l’importanza di un trattamento integrato di tecniche di terapia manuale associate ad altre modalità di intervento, per ottenere il risultato migliore.

L’inefficacia del massaggio sulla disabilità, però, non coincide con la percezione generale che i pazienti hanno rispetto al dolore.

La mobilizzazione passiva delle masse molli viene avvertita piacevolmente. Il calore sviluppato dal contatto ha un effetto antalgico, per quanto temporaneo e la sensazione di essere l’oggetto di uno sforzo curativo da parte di una persona che sta dedicando a questa azione le sue conoscenze, l’impegno fisico e la concentrazione necessaria procurano un indiscutibile effetto di riduzione delle tensioni e di contestuale benessere.

Gli studi sul dolore cronico lombare sottolineano come l’approccio migliore deve essere caratterizzato da una presa in carico attiva del problema da parte del paziente e che quindi il massaggio, archetipo del trattamento passivo, non migliora in maniera determinante le condizioni del paziente.

A livello cervicale è possibile che accada qualcosa di simile: indurre delle sollecitazioni meccaniche sulle masse muscolari ha un effetto benefico transitorio ma non incide sulla disabilità.

Se a questa provata inefficacia (almeno per il momento) associamo il problema dell’impegno economico di questa pratica terapeutica, il bilancio costo-beneficio del massaggio per il trattamento delle disfunzioni cervicali risulta essere particolarmente negativo.

In definitiva, con il massaggio ci si sente meglio, non si riescono a ottenere risultati duraturi e ha un alto costo.

La nostra proposta

In realtà è possibile praticare una strada intermedia. Una strategia che consenta al paziente di poter beneficiare a basso costo della mobilizzazione dei tessuti molli, del calore antalgico sviluppato dall’attrito e dalla percezione di benessere determinata dalla compressione controllata dei tessuti dolenti.

Come? Insegnando al paziente a massaggiarsi da solo.

E’ evidente che con questa alternativa vengono a mancare alcuni elementi che fanno del massaggio una delle pratiche più gratificanti di cui essere oggetto; primo fra tutti il contatto rassicurante di un professionista che dedica a te e solo a te il tempo della seduta.

Questa deficienza sostanziale però viene bilanciata da due elementi importanti: la trasformazione di un atto di trattamento passivo in un gesto di auto-cura e l’abbattimento del costo che riduce drasticamente il suo tasso di inefficienza. Inoltre, la possibilità di praticarlo al bisogno.

Massaggiarsi bene da soli è possibile solo se si è assistiti da un operatore competente che inizialmente si incarica della didattica e poi, in seguito, controlla a intervalli regolari e modifica l’applicazione delle tecniche.

I gesti devono essere inizialmente mostrati al paziente applicandoli su se stessi, quindi sul paziente per fargli sperimentare correttamente l’entità della pressione, la velocità di esecuzione, la direzione del movimento.

Infine il paziente prova da solo, con la guida del terapista.

Le manovre manuali consentite solo quelle dello sfioramento, della frizione superficiale e profonda e dell’impastamento. Un altro limite è la difficoltà di scendere al di sotto delle prime vertebre dorsali.

Altri approfondimenti