Lombalgia e gravidanza

Una donna su due lamenta mal di schiena in gravidanza, disturbo diffuso tanto quanto nausee e acidità di stomaco. Di questo buon 45% il 25% dichiara un perdurare del dolore anche dopo la gravidanza, dolore che non si risolve nel giro di pochi mesi.

Durante la gravidanza ci sono indubbie modificazioni fisiche e posturali: il bacino è caricato dal peso crescente dell’utero e del feto, i legamenti del bacino stesso si allentano, grazie al rilascio di un ormone, detto relaxina, per prepararsi al parto e avere maggiore elasticità per il passaggio del bambino, ma per controparte questo rilassamento può ridurre la stabilità di quella che è la base della schiena, provocando un dolore che va dalla schiena al bacino fino al pube.

Il mal di schiena assume difatti connotazioni diverse in gravidanza rispetto alle sue manifestazioni abituali: si tratta di un dolore lombosacrale e del cingolo pelvico, generalmente localizzato un po’ più in basso del mal di schiena riscontrato normalmente, a livello delle articolazioni sacroiliache.

 

Il trattamento

Se non ci sono complicanze particolari, si può continuare a praticare l’attività fisica abituale, in maniera più blanda, senza esagerare, cercando di non stare sedute troppo a lungo, intervallando la possibile sedentarietà a pause in cui ci si alza e cammina per qualche minuto.

La posizione da mantenere durante il sonno o il riposo dipende da soggetto a soggetto, dalle dimensioni della pancia e dalle preferenze individuali, e ognuno sceglie quella più confortevole, non esiste una regola valida per tutte.

Non ci sono evidenze scientifiche a favore di manipolazioni e fasce. Tra le altre terapie che hanno dato prova di efficacia ci sono gli esercizi e l’agopuntura, anche se su quest’ultima ci sono operatori che ne sconsigliano l’uso in gravidanza per evitare il rischio, in realtà molto basso, di infezioni.

Se il dolore continua anche dopo l’arrivo del bebè, c’è il rischio che il dolore occasionale si trasformi in cronico se non si esaurisce nei primi mesi. Meglio allora consultare uno specialista proprio come per la lombalgia cronica: valuterà meglio la situazione e prescriverà un possibile piano di esercizi

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